Redditometro 2013: è guerra tra giudici tributari e Fisco

Si è sentito parlare molto di redditometro negli ultimi mesi, e sempre più accese sono le polemiche a riguardo che nascono principalmente a tutela della privacy dei cittadini e non solo.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo innanzitutto cos’è il redditometro.
Si parla di uno strumento ideato dall’Agenzia delle entrate che serve a verificare essenzialmente se ogni contribuente dichiara “il vero” per quanto riguarda il proprio reddito.
Questo viene fatto raccogliendo alcuni dati tra cui, per l’appunto, la dichiarazione dei redditi fatta dal cittadino e le spese che questo ha sostenuto durante l’anno. Se quest’ultime dovessero superare la cifra dichiarata del 20% per una cifra superiore a 12.000 il contribuente sarà chiamato a giustificare, con ricevute e scontrini, le spese effettuate e rientranti in determinate categorie.
Se tali giustificazioni non fosse presentate oppure ritenute valide, il Fisco procederà a controlli approfonditi su entrate ed uscite del soggetto.
Il primo punto che è stato contestato da più parti è il fatto che considerando che tali calcoli vengono effettuati secondo le medie Istat sulle spese complessive delle famiglie italiane, difficilmente la “giustificazione” potrà essere all’altezza di quest’ultime. In secondo luogo c’è la questione della privacy sulla quale si è battuto per primo il Tribunale di Napoli a seguito di un ricordo fatto da un pensionato che si è trovato a dover giustificare le spese mediche dovute ad una grave malattia.
Di recente anche i giudici tributari di Reggio Emilia hanno definito il redditometro anticostituzionale e quindi non applicabile, questo sempre perché il redditometro prevede una violazione della Carta dei diritti fondamentali della Ue.
Ovviamente l’Agenzia delle Entrate non ha perso tempo e ci ha tenuto a precisare che le suddette sentenze faranno capo solo ai singoli casi e che la privacy dei cittadini non è in alcun modo violata.

 

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